Non potendo sopravvivere di stage a 500 euro e contratti precari, sempre più giovani si trovano costretti a girare come una trottola da un’azienda all’altra sperando nel colpo di fortuna. Ma in altri casi il job hopping - questo è il nome che gli esperti hanno dato un nome a questo fenomeno - è una scelta voluta, spinta dalla volontà di rinnovarsi e soprattutto trovare ambienti di lavoro meno tossici e che offrano più spazio per godere della vita fuori dall’ufficio. Praticamente le nuove generazioni danno meno valore al lavoro rispetto al passato, pretendono i loro spazi, e se le aziende non glieli danno, beh, scappano altrove. Infatti solo la metà dei lavoratori genz afferma che il lavoro è centrale per la propria identità, rispetto al 62% dei millennials. Chi oggi cambia lavoro guarda soprattutto ai benefit e alla possibilità di migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro. Togliendo la centralità del lavoro, è come se la genz stesse portando avanti uno sciopero silenzioso: la speranza è che prima o poi le aziende si adeguino alle loro richieste, perché senza lavoratori le aziende non andrebbero più avanti. #quitjob #iquitmyjob #genZ #lavoro